Ma che bravi, questi israeliani!
Gli ebrei, nel corso della loro storia, hanno patito sempre le
cosiddette pene dell'inferno: durante i regimi nazifascisti del
secolo scorso hanno toccato l'apice della sofferenza con sei
milioni di morti. Questi avvenimenti avrebbero dovuto condurli
ad un atteggiamento più umano e comprensibile verso altre
popolazioni. Invece la tragica cronaca di questi ultimi giorni li
ha visti in prima fila per angherie, atti di banditismo, eccidi
compiuti contro il popolo Palestinese. Questo loro criminale
comportamento fatto di catture di palestinesi prelevati
dalle loro case in piena notte, all'improvviso, senza
spiegazioni,
chiusi in carcere, sottoposti a maltrattamenti ed abusi, spesso
legati, bendati, in molti casi rinchiusi in celle di
isolamento, interrogati, minacciati per essere spinti
confessioni. Ecco, questo è il drammatico trattamento che
Israele riserva ai Palestinesi arrestati. Anche verso i ragazzini,
come ha rivelato, non molto tempo fa, un rapporto dell'Unicef,
viene applicato il medesimo trattamento inumano.
In questa vicenda dovrebbe essere chiaro, per chi ancora
tiene gli occhi ostinatamente chiusi, che le vittime di ieri sono
diventate i carnefici di oggi. Proprio bravi questi ebrei! Bravi
soldati, bravi i coloni, maestri di inaudite violenze, tutti degni
eredi del sanguinario regime fascio-nazista, e bravi anche i
nostri connazionali coi nostri dirigenti politici in testa, che
appoggiano e giusificano tutto, e che importa se quasi
trentamila Palestinesi siano stati assassinati? I sionisti hanno
imparato così bene dai nazisti tedeschi il sistema per
annientare un popolo da trasformarsi da discenti in docenti. Il
governo razzista dei sionisti ebraici, confortati dal colpevole
silenzio di gran parte dei mezzi di informazione, continua a
ignorare le condizioni di vita di questi poveracci. Siamo di
fronte alla solita politica dei due pesi e due misure, che viene
applicata ogni volta che si parla di Palestina e di Israele,
perché, si sa, siamo di fronte ad uno Stato potente, di uno
Stato amico degli americani, uno Stato che pretende di essere
chiamato democratico e dall'altra parte di un popolo senza
uno Stato.