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05/07/2024

Libertà, o destino?

 

Libertà, o destino?

I due termini sono decisamente in contrasto. Ciò significa
che dov'è la libertà non vi può essere il destino e, viceversa, dov'è
il destino non vi può essere libertà! Anzi il destino non esiste:
è una menzogna popolare. Di più: nemmeno la libertà esiste perché
è una favola ad uso di chi ha poca voglia di ragionare.

°°°

Che cos'è la libertà? Tutti ne parlano con grande cognizione
di causa, ma quanti la possono definire con precisione?
Molti si appropriano del suo nome e la collocano bene in vista
sulle loro bandiere: La Casa delle Libertà (quella dell'ex
cavaliere); Libertà e Democrazia; Libertà di parola; Libertà di
pensiero e centinaia di altre libertà.
E' una delle parole che ha subito una gigantesca inflazione
perché viene collocata dappertutto, anche laddove, forse, non
sarebbe opportuno. Quasi sempre viene associata ad un'altra:
democrazia! Si vive da qualche tempo in una specie di mondo
rovesciato (non quello del generale Iannacci), dove l'arroganza
e la sopraffazione vengono chiamate libertà.
Quanti, oggi, si arrabattano sulle spinose questioni della libertà
in generale - e della libera informazione in particolare - sanno che
la libertà è libera solo nella verità. presupposto dell'informazione
libera, non la sua realtà.
Per completare il pensiero è utile ricordare che la filosofia
cristiana di sant'Agostino distingueva con cura una "libertà minore"
da una "libertà maggiore". Solo la libertà maggiore poteva dirsi
vera, mentre la prima non era vera libertà.
Infatti la prima libertà, quella che nasce dalla semplice assenza di
una costrizione ad agire, non è libertà perché può volgere al male.
La vera libertà, secondo lui, iniziava quando la prima libertà si
volgeva nella direzione del bene. Questo bene doveva essere
liberamente voluto, in alternativa alle seduzioni del male.
Dunque, nessuna tentazione autoritaria perché costringere al
bene qualcuno privandolo della libertà di fare il male era per lui la
negazione stessa della libertà, del bene e del vero.
Come la mettiamo allora con tutte quelle gerarchie ecclesiastiche
e proibizioniste nostrane, che hanno continuamente intralciato la
strada delle riforme sociali e di costume appellandosi alla "libertà,
verità, valori" e via elencando? Intendono condannare
sant'Agostino? Non credono nel "libero arbitrio"? Sono succubi
della cultura protestante del "servo arbitrio"?
Come la mettiamo con tutto quel personale politico (un tempo
sarcastiamente denominato “teodem”) che, invece di porsi a
servizio della società civile, si comportava da perfetto famiglio
della più retriva casta sacerdotale? Pensavano che qualcuno
potesse concupire l'argenteria dei loro padroni di casa?
Perché sentivano il bisogno di giustificare le loro azioni
dichiarando che: "Il nostro comportamento è autonomo e non
deriva dalle posizioni delle gerarchie ecclesiastiche"?
Non veniva, loro, in mente l'antica locuzione: "Scusa non richiesta,
accusa manifesta"? Erano terrorrizzati dalla preoccupazione di
perdere l'egemonia culturale che tali padroni di casa subdolamente
e indebitamente ancora conservavano?
Questo linguaggio non dovrebbe essere usato in tempi "normali",
ma come si può restare inerti, in istato di paciosa accidia, a fronte di
attacchi così virulenti contro la laicità dello Stato. Il popolo italiano,
tutto, dovreb be reagire contro il tentativo in atto di trasformare la
Conferenza Episcopale Italiana (la CEI) in un organo legislativo in
luogo del Parlamento.
Ma se la libertà è anche uno "stato di autonomia essenzialmente
sentito come diritto, e come tale garantito da una precisa volontà e
coscienza di ordine morale, sociale, politico", allora essa non può
essere un valore eterno, ma contingente, storico. Infatti, come
potrebbe essere considerato un valore eterno se essa viene
garantita da una volontà e coscienza di ordine sociale, politico, che
sono, notoriamente, valori transeunti?
Tra le molteplici definizioni che i filosofi hanno dato della libertà,
definizioni che talora differiscono tra loro, ma anche si assomigliano,
ve n'è una che emerge su tutte le altre e che è utile ricordare, essa
recita: "La libertà è la coscienza della necessità!". Sì, perchè libertà
e necessità sono antitetiche: o l'una o l'altra!
Ecco, Marx aveva perfettamente ragione perché, in altre parole: la
vera libertà è il sapere (essere coscienti) che essa non esiste. E'
sapere che essa è il contrario della necessità. Essere coscienti
di tutto ciò deve diventare uno stimolo per cambiare la società, il
mondo, per conquistare maggiore giustizia sociale, per liberarci
dalla necessità - fin dove è possibile -. Questa è la libertà!
L'uomo non è libero di non nutrirsi perché il nutrimento non è una
libera scelta, ma una necessità. Non è libero di vegliare per giorni e
giorni perché il sonno è una necessità. Non è libero di adottare un
comportamento asociale perché le norme di convivenza civile sono
una necessità. Non è libero di pensare ciò che vuole perché i suoi
pensieri sono necessitati da chi possiede formidabili mezzi di
comunicazione e, mediante questi, forma l'opinione pubblica (e
privata) e crea le coscienze. Non è libero nemmeno nelle sue scelte
politiche perché esse gli vengono, suggerite dagli interessati
manipolatori delle coscienze.
Chi agita forsennatamente il suo nome lo fa per interessi personali,
non per amore di un valore filosoficamente poco definibile e
politicamente incerto. Chi lo usa come un'etichetta da applicare in
ogni proprio prodotto (sia esso una "Casa delle Libertà", un "Partito
della Libertà" di berlusconiana memoria) ha in mente la
salvaguardia del vasellame di casa, il mantenimento del proprio
potere economico, che potrebbe essere messo in discussione se
dovesse prevalere un altro e diverso concetto di libertà.

°°°
Il destino, invece, pur essendo parimenti un'invenzione umana
ha un'origine meno nobile. Viene chiamato in causa ogni qualvolta
un progetto non va a buon fine, quando un'aspettativa non viene
soddisfatta, quando una disgrazia mette la persona a dura prova.
Il destino è la negazione della libertà, del libero arbitrio, perché gli
accadimenti della vita sono già stati tutti scritti, quindi non esiste
alcuna possibilità di evitarli. Non c'è libertà che tenga!
La forma più esasperata di destino si trova nella cultura islamica.
In questa cultura ogni avvenimento è stato programmato da quella
entità superiore chiamata Allah e contro la quale non c'è nulla da
fare: l'accadimento deve avvenire e ... basta. Non servono
preghiere, non servono rapidi scostamenti: quello che è destinato
deve avvenire.
Sotto questo profilo è molto meglio la religione cattolico-cristiana
la quale ammette l'esistenza del libero arbitrio. Ma questo è un
altro discorso!