Abolire la proprietà privata?
Questo intendimento non significa, come molti maligni interessati
pensano, l'abolizione della proprietà privata dei beni di consumo
durevoli o semi durevoli - non l'abolizione della proprietà della
mucca del contadino, né della casa di abitazione; ma
quella dei mezzi di produzione! La differenza non è di poco conto.
In base a quale norma si può dire che una cosa è solo nostra?
L’economia politica parte dal diritto alla proprietà privata, ma non lo
spiega perché è sempre stata considerata alla stregua di un
postulato, ovvero è sempre stata accettata acriticamente, come
un qualcosa che non necessita di spiegazioni.
Così come la religione poggia sul postulato dell’esistenza di dio,
così l’economia si è, da sempre, fondata sul postulato della
legittimità della proprietà privata. Il postulato poggia e si
circonda di un alone mistico e solenne, a tal punto che in ogni
società capitalistica il reato più grave e quello di mettere in
discussione la proprietà privata.
Ma coloro che hanno la curiosità di conoscere l'origine storica di
tale proprietà non potranno che giungere a questo sconcertante
risultato: la proprietà privata nasce come vero e proprio furto con
cui qualcuno si è appropriato indebitamente di ciò che in origine
era un bene collettivo, ovvero non era di nessuno o, meglio, era
di tutti. E' nata quando il primo uomo ha recintato un pezzo di
terra comune dicendo .”questa è mia”!
A questo punto non si potrà che dire, senza alcun dubbio, che la
proprietà privata affonda le sue radici in un furto, e questo non
si giustifica pensando che, se la terra produce benessere e
ricchezza, questa è privata.
La risposta non può essere che: "Sì, va abolita". Sul come
abolirla esistono diverse teorie tra le quali, in particolare, ne
spicca una, quella comunista. Ma ma questo è un altro discorso.