Imperialismo straccione
Alan Friedman un giornalista americano,che da molti anni vive in Italia ha pubblicato, nell'ottobre 1988, un libro dal titolo “Tutto in famiglia”, ed. Longanesi. E' una critica severissima al sistema capitalistico italiano: un sistema familistico e niente affatto capitalistico. Friedman nel 1987 ha vinto il il premio come miglior giormalista estero ed è considerato uno dei maggiori esperti al mondo degli affari italiani. La critica aveva preso severamente di mira la famiglia Agnelli, tant'è che Gianni Agnelli gli ha rifiutato un'intervista perché fortemente irritato dal severo giudizio sulla sua famiglia. Su Friedman, In ogni caso, non si dovrebbe mai dimenticare che, bravo o meno bravo, è pur sempre un americano con tutto ciò che questo comporta. La definizione di “imperialismo straccione”, è stata di usata per la prima volta da Lenin, perché il suo sviluppo era iniziato con ritardo rispetto a quello degli altri Stati imperialistici (Inghilterra, Francia, Stati Uniti, Giappone, Germania, Austria ed anche Turchia) ed avvenuto con eccessivo protezionismo e soprattutto sfruttando in modo selvaggio, il Mezzogiorno. Dopo, con un’analisi storica ed economica molto approfondita, anche Gramsci ha definito cosi il nostro capitalismo italiano. Questa critica non significa affatto che lo straccione capitalismo italiano sia peggiore (o migliore) di altri poiché tutti i capitalismi, siano essi straccioni od eleganti, sono parimenti peggiori.
Giudizio diverso merita il capitalismo sociale descritto da Marx. Il capitalismo sociale di Marx viene descritto come quella parte di ricchezza che, anziché essere consumata, come proprietà privata dall'imprenditore, viene risparmiata per produrre altra ricchezza sociale. Il contadino, che produce un quintale di grano e ne risparma dieci chili da utilizzare come semente per il raccolto seguente, ha creato un piccolo capitale. Un piccolo capitale avente finalità diverse da quelle private.