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13/11/2016

Finalmente ...

... si comincia, seppur timidamente, a parlare della migrazione come rivolta contro il capitale che per secoli ha soggiogato molti Paesi africani.
E' sbagliato che il fenomeno della migrazione sia visto unicamente in termini umanitari e non, invece, come rifugio di disperati che fuggono dalle devastazioni alle quali i loro Paesi sono stati assoggetti negli ultimi secoli. Devastazioni dovute alle aggressioni e guerre imperialiste scatenate da Paesi europei, soprattutto da Regno  Unito, Francia, Belgio, Olanda, Spagna, Portogallo, ai quali  s'è unita - seppur tardivamente - anche l'Italia. Questi sono i Paesi - insieme a quelli dell'est europeo - che più di altri si stanno opponendo all'accoglienza dei poveri cristi che ora stanno presentando il conto  ai loro debitori. Un conto fatto da secoli di sfruttamento delle loro risorse naturali, dalle creazione di regimi totalitari e sanguinari aventi l'unico scopo di continuare a depredare i Paesi colonizzati  reprimendo ogni tentativo di resistenza popolare.   In miseria e infelici, questi sventurati stanno lottando contro l’egemonia del capitale il quale procede sempre sulla base del presupposto che le persone si sottometteranno docilmente ai suoi voleri, anche a quelli di dove dover vivere.
Negli ultimi secoli si possono distinguere alcune grandi ondate migratorie, ognuna delle quali dettata dalle necessità del capitale. La prima è stata il trasporto di milioni di persone ridotte in schiavitù dall’Africa alle Amerike, per lavorare nelle miniere e nelle piantagioni al fine di produrre le materie prime da esportare così da far fronte alle richieste del capitale.  Ben nota è la vergognosa vicenda della tratta degli schiavi che dovrebbe, ancor oggi, far arrossire di vergona gli amerikani.
Un'altra ondata fu di tipo nuovo: Nel corso di tutto il XIX secolo e dell’inizio del XX, il capitale aveva imposto un processo di deindustrializzazione al terzo mondo drenando una parte della ricchezza attraverso svariati mezzi, dalla pura e semplice appropriazione di merci ricorrendo alle entrate fiscali, all’imposizione dello scambio ineguale nella valutazione dei prodotti, fino all’estrazione di profitti monopolistici nel commercio. Le popolazioni delle economie del terzo mondo impoverite tramite tali meccanismi erano state forzate, viceversa, a restare dove si trovavano, intrappolate all’interno del loro mondo.
Altro grande flusso migratorio si è verificato nel periodo del secondo dopoguerra. Un periodo, la cui estensione va dai primi anni '50 ai primi anni '70, che è stato definito l'epoca d’oro del capitalismo, in quanto testimone di elevati tassi di crescita del prodotto interno lordo nelle economie occidentali, in particolare quelle europee. I tassi di crescita della produttività del lavoro erano molto alti e ciò significava un forte aumento della richiesta di mano d’opera. In molti Paesi europei la popolazione cresceva con difficoltà e l’aumento della domanda di mano d’opera veniva soddisfatta con: turchi in Germania, algerini o di altre ex-colonie francesi in Francia, asiatici del sud o delle Indie Occidentali in Gran Bretagna. Erano lavoratori a bassa retribuzione, che liberavano quelli locali, precedentemente impiegati in tali attività, i quali potevano ora muoversi verso l’alto nella gerarchia del lavoro. Il capitalismo nel periodo post-bellico ha assistito all’enorme crescita di un sottoproletariato di lavoratori migranti stanziati nei Paesi che li avevano precedentemente colonizzati.
A parte le guerre e le aggressioni, che il capitalismo scatena ovunque, anche il suo normale modo di operare comporta l’espropriazione e l’impoverimento delle popolazioni dall’altra parte del mondo. L’obiettivo consiste nel tenerli intrappolati nei loro mondi, quale riserva di mano d'opera situata a debita distanza, alla quale attingere, di volta in volta, consentendo migrazioni accuratamente controllate verso regioni nelle quali è  richiesta (è la tipica e vergognosa posizione della Lega Patagna italiana).
L'attuale fenomeno migratorio sta dimostrando che questo disegno non può essere soddisfatto perché il capitalismo (ed i  suoi servi sciocchi) non ha alcuna risposta a questo  problema. Non può consentire loro di entrare, né può trovare soluzioni ai loro problemi nei Paesi d’origine. Entrambi potrebbero essere percorsi umani, ma nel capitalismo non è questione di umanità, è questione di interessi economici!
E allora come se ne esce? La risposta è facile: buttando a mare il capitalismo e sostituendolo col socialismo! 

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